Lo spleen di Parigi

di Charles Baudelaire

Lo spleen di Parigi

di Charles Baudelaire

pag. 186

Isbn 978 8898623 839

euro 10,00

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Lo spleen di Parigi è una raccolta di “piccoli poemi in prosa” scritti da Baudelaire tra la metà degli anni ’50 e la fine degli anni ’60 dell’XIX secolo. Nel leggerlo si è immersi in un universo al tempo stesso familiare e lontanissimo, in una città che al tempo stesso è la nostra e non lo è, pullulante di vite miserabili, illuminate da improvvisi atti di virtù, brevissimi quanto scintillanti. Parigi emerge dalle pagine di Baudelaire come da un’acquaforte, con i suoi bassifondi, che affascinano e disgustano il poeta, con l’intrecciarsi incessante di vite, con le sue folle solitarie, i suoi vicoli squallidi, i suoi caffè fumosi, la sua nebbia, i suoi cieli cupi.
Il lettore è trasportato di forza in questa Parigi che non conosce, ma che al tempo stesso una volta evocata sembra prendere vita: usciti da casa vedrete la vostra Parigi con gli occhi del poeta. Potrete posare lo stesso sguardo satirico e disilluso su questa grande capitale, sui suoi vizi, sui suoi difetti, provando forse lo stesso disagio descritto nel brano – purtroppo ancora tanto attuale – dedicato agli occhi dei poveri. Per riuscire alla fine a vedere anche la bellezza nelle mille contraddizioni che questa città, da sempre, incarna senza neanche tentare di risolvere.
Leggere Lo spleen di Parigi è tanto un viaggio nella capitale durante gli anni di Baudelaire quanto un’immersione nella natura umana, quel tipo d’immersione che la vita frenetica parigina troppo spesso ci impedisce di fare.

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Charles Baudelaire nacque a Parigi nel 1821. A sei anni era già orfano di padre.
Nel 1833 entrò al Collège Royal per volontà del patrigno, il maggiore Jacques Aupick. Ma poi la vita sregolata e gli ambienti frequentati convinsero il patrigno a farlo imbarcare sul Paquebot des Mers du Sud, diretto in India. Da questo viaggio sorse il suo amore per l’esotismo, che riapparirà quindici anni dopo nell’opera Fleurs du mal.
Nel 1842 ritornò a Parigi, dove aveva conosciuto Gerard de Nervale e si avvicinò soprattutto a Gautier, che amò come un discepolo.
I debiti, da cui Baudelaire fu afflitto per tutta la vita, indussero il patrigno a riunire nel 1844 un consiglio di famiglia per interdire il giovane e affidare il suo patrimonio all’amministrazione di Ancelle, notaio a Neuille. L’anno dopo Baudelaire tentò il suicidio, poi uscirono le sue prime critiche d’arte e le sue prime poesie.
Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Parigi. Nel 1857 pubblicò presso l’editore Poulet-Malassis, I fiori del male, raccolta che comprendeva cento poesie. Dopo qualche mese l’opera fu sequestrata e l’editore e l’autore accusati di pubblicazione oscena. Il processo si concluse con pene pecuniarie e con la censura di sei poesie.
Tentò nuovamente il suicidio nel 1861. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all’Acadèmie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modificò la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.
Malato, egli cercò nell’hashish, nell’oppio, nell’alcol, nell’etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise.

 

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