7 dicembre 2017 – Sala Trevi – (Rm)
Renzo Montagnani
giovedì 7 dicembre Cinema Trevi, vicolo del Puttarello, 25 Roma
Presentazione del volume Renzo Montagnani
«Venti anni fa se ne andava in punta di piedi Renzo Montagnani, la cui carriera ha ricoperto tutti gli spazi che il mondo dello spettacolo possa offrire ad un artista: radio, teatro, cinema, televisione e musica. Ma siamo sicuri di conoscere davvero questo eclettico personaggio? L’opinione comune, a distanza di tanti anni, lo ricorda esclusivamente come il mattatore della commedia sexy all’italiana, ma Renzo Montagnani è stato molto di più. Questa biografia, basata su rigorose ricerche d’archivio e ricca di testimonianze inedite, getta luce su un attore che non sempre ha potuto scegliere il proprio percorso artistico: il divieto da parte dei genitori di frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica, la nascita di un figlio affetto da gravi disabilità cognitive, i severi giudizi da parte di una certa critica e le numerose delusioni personali. E poi gli amori, le malinconie, l’alcool. La verità storica in contrasto con quella ideale da lui stesso promulgata, dalle radici profondamente toscane alla finta laurea in farmacia. Un attore e un uomo capace di passare dalla comicità più sfrenata alla tristezza più nera. Questo libro restituisce dignità a un grande interprete che il nostro Teatro ha vantato di avere e che il Cinema invece si è lasciato sfuggire» (dalla quarta di copertina del libro di Damiano Colantonio, Renzo Montagnani, Edizioni Sabinae, 2017).
ore 17.00 Il volponedi Maurizio Ponzi (1987, 113’)
«Una felice, felicissima commedia italiana. Ispirata ad una celebre commedia inglese di Ben Jonson che agli inizi del Seicento, sulle orme di Luciano e di Petronio, aveva riproposto la figura classica del captaror, il cacciatore di eredità, che tanto spazio allegro aveva avuto nel teatro greco-romano. […] Situazioni abilmente costruite e sempre ben collegate fra loro, frizzanti, ad ogni risvolto, di sorprese, con la possibilità di metter sempre in rilievo, fino addirittura alla maschera, i tratti più tipici delle singole psicologie andando a fondo, pur scherzando nelle bassure della cupidigia, dando rilievo, con qualche indulgenza, al cinismo del protagonista e a quello del domestico che, perfino più scaltro di lui, gli tiene bordone. [...] Di questo va dato ampio merito anche alla regia di Maurizio Ponzi, tornato alla vitalità del suo cinema migliore e intento qui a reggere le fila del racconto con tutta la scioltezza necessaria» (Rondi).
ore 19.00 Amici miei – Atto IIdi Mario Monicelli (1982, 122’)
«Si comincia a girare a maggio, e non si tratta del solito “seguito” messo su alla svelta per fare soldi anzi si può affermare che Amici miei – atto II è quasi meglio del primo capitolo: sostanzialmente l’impianto narrativo è lo stesso ma le “zingarate” cambiano: gli scherzi ai poveri malcapitati sono diabolici e la risata perversa che ne viene fuori come un singhiozzo è perfida. Se il primo era solo malinconico, il secondo diventa addirittura cinico, una giostra di cattiverie, un mondo alla rovescia inventato dalla malefica congrega di amici per svago, noia dell’esistenza, infischiandosene persino di rispettare il dolore della morte. Non solo gli scherzi che si rinnovano, la grande novità che il film porta con sé è la partecipazione di Renzo Montagnani nel gruppo dei famelici amici: Duilio Del Prete, ufficialmente impegnato a teatro, non ha modo di prendere parte al film. Monicelli, che sa quanto Montagnani teneva a essere tra i protagonisti del primo, offre la possibilità all’attore di impersonare il Necchi, personaggio che appunto era stato di Del Prete nel primo Amici miei» (Colantonio).
ore 21.10 Incontro moderato da Andrea Schiavi con Lando Buzzanca, Damiano Colantonio, Ennio Coltorti
Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro di Damiano Colantonio Renzo Montagnani (Edizioni Sabinae, 2017)
a seguireLa giacca verde di Franco Giraldi (1980, 104’)
«Da un racconto (1948) di Mario Soldati: nel ’43 un giovane e noto direttore d’orchestra si rifugia per ragioni politiche in un paesino dell’Abruzzo, facendosi passare per ragioniere bancario, e incontra un timpanista che si dà arie di celebre musicista. Dallo scambio delle parti nasce un gioco crudele e sottile. […] Pur non perdendo l’inquietante complessità letteraria del contrasto tra essere e apparire e delle interrogazioni su molti temi (mediocrità, dignità, seduzione, talento), nel passaggio dalla pagina allo schermo il racconto ha guadagnato in limpidezza e concretezza quotidiana. Cassel e Montagnani eccellenti (Morandini). «Il succo della storia, che è poi il pensiero di Mario Soldati, è che nessuno di noi è sempre piccolo: tutti noi, anche solo per un breve momento della nostra vita, abbiamo l’occasione di essere qualcosa di grande. E la cosa incredibile è che questo concetto si adatta benissimo allo stesso Montagnani: con La giacca verde lui raggiunge il massimo delle sue doti attoriali avendo poi la soddisfazione di vedersi riconosciuti quei meriti a cui tanto aspirava» (Giraldi)
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