3 novembre 2017 – Fondazione Bottari Lattes (Monforte d’Alba)
Caterina Boratto, la donna che visse tre volte
Presentazione del libro
Caterina Boratto. La donna che visse tre volte
Venerdì 3 novembre 2017, ore 15
Auditorium della Fondazione Bottari Lattes (via Marconi 16, Monforte d’Alba)
Ingresso libero fino a esaurimento posti
www.fondazionebottarilattes.it
La biografia di una grande diva del cinema italiano dagli anni Trenta fino ai primi anni Ottanta – che fu richiesta anche da Hollywood –, contesa da grandi registi come Guido Brignone, Alessandro Blasetti, Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini. È il libro Caterina Boratto. La donna che visse tre volte, uscito per Sabinae, scritto dalla figlia Marina Ceratto, critica cinematografica e giornalista. L’autrice presenta la biografia venerdì 3 novembre alle ore 15 all’Auditorium della Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (via Marconi 16), insieme con il marito, il linguista e semiologo Fabio Sposini, curatore del volume. Tra cronaca e diario, con tono gentile e distaccato, l’autrice ripercorre la vita lunga e ricca di colpi di scena, anche drammatici, della madre. È stato scelto Monforte d’Alba, e in particolare la Fondazione Bottari Lattes, perché Filiberto, fratello di Caterina Boratto, ha sposato Stefania Passone, zia del monfortese Enrico Passone, e l’attrice è venuta qui in più occasioni. La stessa Marina Ceratto ha fatto avere direttamente a Caterina Bottari Lattes una copia del libro che verrà presentato. La presentazione sarà accompagnata dalle foto che ripercorrono la vita e l’attività dell’attrice e da filmati d’epoca in cui Caterina Boratto canta “Solo tu” e il tenore Tito Schipa “Torna piccina mia”. L’iniziativa si inserisce nelle “Veglie pomeridiane”, gli incontri organizzati dalla Biblioteca civica di Monforte d’Alba.
Scritto in prima persona come se fosse il diario della stessa Caterina Boratto, il libro si apre sulla Torino tra le due guerre: la famiglia d’origine, il liceo musicale e la prima scrittura come protagonista femminile del film Vivere! di Guido Brignone nel 1937, a fianco del celebre tenore Tito Schipa. L’immediato successo, anche internazionale, le fa ottenere un contratto di due anni a Holywood. Con sorpresa e partecipazione, ma anche con curiosità e distacco, la narratrice descrive questo periodo di preparazione a un grande debutto: lezioni di inglese, di dizione, di recitazione, di canto, ma anche feste, innamoramenti, amicizie, incontri con i divi del momento: da Spencer Tracy a Marlene Dietrich, da Clark Gable a Joan Crawford, o con gli scrittori del calibro di Hemingway, Scott Fitzgerald, Dorothy Parker. Le vicende della guerra, tuttavia, la costringono a tornare in Italia: Caterina Boratto non se la sente di lasciare in pericolo la sua famiglia, per cui rompe il contratto con gli studios hollywoodiani e torna a Torino.
Gli anni della guerra, sotto la città bombardata, vedono la Boratto affrontare l’ansia e il dolore per la sorte dei fratelli – uno partigiano e l’altro poi ucciso nell’eccidio di Cefalonia dopo l’8 settembre –, ma anche il ritorno al cinema, prevalentemente con film melodrammatici, fra i quali Romanzo di un giovane povero (1942), dove conobbe Amedeo Nazzari, mentre sul set di Campo de’ fiori (1943) incontò Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Anna Magnani, il regista Mario Bonnard e un giovane Federico Fellini, allora sceneggiatore alle prime armi. Il matrimonio con l’imprenditore Armando Ceratto, legato anche alla Resistenza e proprietario della prestigiosa clinica Sanatrix (sulla collina torinese) dove ospitò numerosi partigiani. Dopo la scomparsa del marito, Caterina si trasferisce a Roma con i due figli, dove riprende ancora una volta la sua carriera di attrice. Ritrova infatti Federico Fellini, che le propone ruoli emblematici in 8½ del 1963 e Giulietta degli spiriti del 1965. a questi film seguiranno tra gli altri Io, io, io… e gli altri (1965) di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, Ardenne ’44: un inferno (Castle Keep) (1969) di Sydney Pollack e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. Negli ultimi anni si dedica anche all’operetta (La principessa della Ciarda), il teatro pirandelliano con Patroni Griffi e la televisione (lo sceneggiato Anna Karenina diretto da Sandro Bolchi nel 1974).
La forma diaristica rende la narrazione documentatissima ma anche intensa, partecipata, senza eccessi intimistici nel raccontare la vita quotidiana – la famiglia d’origine, gli anni di matrimonio, il lavoro a fianco al marito –, né toni ostentati nel descrivere le sue esperienze di attrice, gli incontri con attori e registi di fama internazionale.
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Caterina Boratto (1915-2010), attrice italiana, attiva soprattutto nel cinema a partire dagli anni Trenta. Dopo aver frequentato il liceo musicale, viene scritturata per la parte di protagonista femminile del film Vivere! di Guido Brignone nel 1937 a fianco del celebre e allora popolarissimo tenore Tito Schipa. Sempre accanto a Schipa interpreta Chi è più felice di me? nel 1938 e nello stesso anno viene chiamata da Gennaro Righelli per recitare accanto a Vittorio De Sica nel film Hanno rapito un uomo. Grazie all’interpretazione e al successo di Vivere! diviene improvvisamente famosa, anche Oltreoceano, tanto che la prestigiosa Metro Goldwyn Mayer che aveva distribuito il film le offerse un contratto settennale, che tuttavia non riesce ad adempiere a causa delle vicende di guerra, che la costringono a rientrare in Italia anticipatamente, prima ancora d’esordire in alcun ruolo. Il suo ritorno al cinema avviene negli anni della guerra, prevalentemente con film melodrammatici, tra i quali Romanzo di un giovane povero del 1942, dove conosce Amedeo Nazzari, mentre sul set di Campo de’ fiori, l’anno successivo, incontra Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Anna Magnani, il regista Mario Bonnard e un giovane Federico Fellini, allora sceneggiatore alle prime armi. Nel 1943, riceve la notizia che un suo fratello è stato ucciso nell’eccidio di Cefalonia dopo l’8 settembre, mentre l’altro si è unito ai partigiani di GL nel Canavese.
Nel 1944 sposa Armando Ceratto, proprietario della Clinica Sanatrix e legato alla Resistenza torinese, che ospitò diversi partigiani e anche l’amministratore della FIAT Vittorio Valletta.
Nel 1959 si stabilisce a Roma con i due figli Marina e Paolo, e rivede Federico Fellini che le propone emblematici ruoli in 8½ del 1963 e Giulietta degli spiriti del 1965. Altre importanti esperienze cinematografiche sono Io, io, io… e gli altri (1965) di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, Ardenne ’44: un inferno (Castle Keep) (1969) di Sydney Pollack e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. Negli ultimi anni la Boratto amplia le sue esperienze dedicandosi all’operetta (La principessa della Ciarda), il teatro pirandelliano con Patroni Griffi e la televisione (Anna Karenina, sceneggiato diretto da Sandro Bolchi nel 1974).
Marina Ceratto è nata a Torino. Nel 1964 esordisce come Madame Récamier ne I grandi Camaleonti di Federico Zardi. Recita poi in Les femmes di Jean Aurel e Block-notes di un regista di Federico Fellini. Dal 1969 tiene una rubrica fissa su Paese Sera dal titolo A cena con… Collabora a vari programmi Rai. Nel 1972 si impegna nella campagna elettorale del candidato democratico McGovern e segue corsi di sociologia all’UCLA di Los Angeles. Laureatasi alla Sapienza di Roma con una tesi su Guido Gozzano, nel 1981 cura le biografie di Alberto Moravia, Federico Fellini, Giulio Carlo Argan, Carmelo Bene, Monica Vitti e Rita Levi Montalcini all’International Design Conference di Aspen, Colorado. Negli anni Ottanta collabora da Ginevra alla pagina culturale de Il Messaggero, a Tempo illustrato, il Mondo, Gente, Epoca, La Critica sociologica, Cahiers du Cinéma, Il Sole 24 ore, Carte segrete, Paragone. Ha pubblicato Il Chi è delle donne italiane (Mondadori 1982), dizionario biografico delle donne di talento. Da giornalista professionista ha lavorato come caposervizio a Gioia dal 1989 al 2009.
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