22 settembre 2017 – ore 20,45 – Sala Trevi (Roma

22 settembre ore 20.45
Incontro moderato da Alfredo Baldi con Luca Mazzei
Presentazione del numero 587 di «Bianco e Nero»
(Centro Sperimentale di Cinematografia-Edizioni Sabinae, 2017).
Sala Trevi
Via del Puttarello, 25 (Fontana di Trevi)
Roma
ingresso è gratuito. Per info: 06.6781206; salatrevi@fondazionecsc.it
LA PRESENTAZIONE DEL NUMERO 587 DI “BIANCO E NERO” APRE UNA RASSEGNA DI PROIEZIONI DI FILM “GIALLI” ALLA SALA TREVI DI ROMA:
«Nel 1929 la casa editrice Mondadori inizia a pubblicare una collana destinata a diventare storica. Si tratta di “I libri gialli”, serie interamente dedicata al romanzo poliziesco. Per metonimia nasce in quel momento una delle categorie critiche di pertinenza cromatica tra le più forti e resistenti che siano mai state realizzate. Squillante come il sole, tagliente come una lama, lentamente, anno dopo anno, il giallo deborda, portandosi dietro un’idea di Italia (non più solo azzurro mare, non più solo rosso pomodoro, tanto meno solo nero camicia fascista) che insieme la svecchia e la caratterizza. Perché quella del giallo è un’avanzata lenta e inesorabile, contrastata a volte, ma che ben presto supera anche i confini nazionali. E che infine si impone, quasi necessario filtro traslucido, nel cromatizzare ampie zone della produzione cinematografica nazionale». Con questo parole, Luca Mazzei e Paola Valentini, curatori del numero 587 della rivista Bianco e Nero, edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con Edizioni Sabinae, presentano la monografia dedicata al Giallo italiano. Il giallo e il cinema in Italia (1910-1972). Uno studio trasversale che, con sguardo originale, sviscera la debordante vocazione al mistero e le sue molteplici declinazioni. Con un brivido nella schiena…
Le schede sono tratte dai saggi della rivista.
venerdì 22
ore 16.30 Giallo di Mario Camerini (1934, 74′)
«La sintonia di molti dei film prodotti in Italia fra l’inizio degli anni Trenta e i primi anni Quaranta con i coevi romanzi polizieschi appena analizzati è davvero sorprendente. Basta prendere uno dei film più celebri, Giallo […] di Mario Camerini, sceneggiato dallo stesso Camerini con Mario Soldati, per ritrovarvi puntualmente sia l’ambientazione agreste, sia la presenza di una figura di detective en touriste sia – soprattutto – l’assenza del delitto e della morte. […] In una villa di campagna una signora appassionata di libri gialli sospetta, sulla base di alcuni indizi, che il marito sia un criminale e che la voglia uccidere» (Gianni Canova).
ore 18.00 Stasera alle 11 di Oreste Biancoli (1937, 70′)
«Una signora della buona società, appassionata di storie poliziesche, finisce per essere rapita davvero» (Gianni Canova). «Mario Camerini e Mario Soldati sono gli sceneggiatori anche di Stasera alle 11 che, diretto nel 1937 da Oreste Biancoli, può essere accostato a Giallo per la comune centralità rivestita almeno da due aspetti sostanziali: la contaminazione fra ingredienti narrativi e moduli espressivi ascrivibili a generi diversi e la rappresentazione del destinatario tipo della letteratura poliziesca incarnato della protagonista. […] Non è trascorso neppure un quarto d’ora dall’inizio di Stasera alle 11 e il film […] vira verso il giallo-rosa» (Bruni).
ore 19.15 Harlem di Carmine Gallone (1943, 90′)
«Turgido mix fra noir, mélo, feuilleton e film di boxe, sceneggiato da Sergio Amidei ed Emilio Cecchi e fortemente voluto da Luigi Freddi per stigmatizzare la società e la cultura americane» (Gianni Canova).
ore 20.45 Incontro moderato da Alfredo Baldi con Luca Mazzei
Nel corso dell’incontro sarà presentato il numero 587 di «Bianco e Nero» (Centro Sperimentale di Cinematografia-Edizioni Sabinae, 2017).
a seguire Il cappello da prete di Ferdinando Maria Poggioli (1943, 84′)
«È tratto dal celebre Il capello del prete di Emilio De Marchi che alcuni considerano il prototipo del giallo italiano […]. Ferdinando Maria Poggioli ne realizza la versione cinematografica sulla base di una sceneggiatura scritta da Sergio Amidei insieme a Giacomo Debenedetti col titolo Il cappello da prete. […] A rimanere impresso nella memoria è soprattutto il trattamento a cui vengono sottoposti gli ambienti dove si svolgono le vicende: le particolari angolazioni della cinepresa, il ricorso ai contrasti chiaroscurali, l’impiego di obiettivi grandangolari conferiscono alla villa del barone di Santafusca una dimensione prepotentemente evocativa» (David Bruni).
sabato 23
ore 17.00 Brivido di Giacomo Gentilomo (1941, 77′)
«Uno scrittore di gialli in crisi di ispirazione ritrova la vena creativa ispirandosi al delitto di una donna che viene uccisa in casa sua» (Gianni Canova). «Il soggetto di partenza è costituito da una nota commedia poliziesca di Alessandro De Stefani, Triangolo magico, andata per la prima volta in scena nel 1935 […]. Brivido, che è a tutti gli effetti una commedia all’ungherese, evidenzia le caratteristiche ricorrenti in tale filone, sostenuta com’è da dialoghi brillanti e da una briosissima interpretazione» (David Bruni).
ore 18.30 Cortocircuito di Giacomo Gentilomo (1943, 117′)
«Scritto con la collaborazione di Ezio D’Errico e Mario Monicelli, uno scrittore di romanzi gialli, ospite in una clinica, assiste all’omicidio di alcuni medici che vengono assassinati proprio con le tecniche narrate nei suoi romanzi, tanto da indurlo a sospettare di essere la vittima consapevole di un caso di sdoppiamento alla dottor Jekyll, esplicitamente citato» (Gianni Canova).
ore 20.30 Un maledetto imbroglio di Pietro Germi (1959, 114′)
«Come recitano i titoli di testa il film è “una libera dal romanzo di C.E. Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana“. È noto che Gadda scelse di non risolvere gli intrighi del suo romanzo lasciando irrisolto il delitto che dà vita all’azione del romanzo. Questo finale simbolico e oscuro, però, poco si confaceva alla narrazione cinematografica. Nel momento in cui Pietro Germi, Alfredo Giannetti ed Ennio De Concini ne scrissero la sceneggiatura ebbero la necessità di trovare una soluzione al delitto; l’azione, infatti, ruotava attorno a una morte misteriosa su cui indagava il protagonista, il commissario Ciccio Ingravallo» (Fabrizio Natalini).
domenica 24
ore 17.00 A ciascuno il suo di Elio Petri (1967, 90′)
«Esemplare A ciascuno il suo [...], in cui il prof. Laurana (Gianmaria Volonté), nel suo peregrinare alla ricerca della verità, viene spesso posizionato nelle strade di Cefalù, all’uscita della scuola in cui insegna, all’ingresso del tribunale, nella piazza del paese, da un movimento “espositivo” di panoramica e zoom in avanti su di lui. Ma in più occasioni all’esposizione segue senza stacchi un ulteriore movimento laterale di macchina, che si sposta dal protagonista, aprendosi a una profondità inedita di campo, nella quale un ulteriore zoom molto rapido e ai limiti del fuori fuoco va a scoprire Luisa (Irene Papas), la donna che ama e lo tradirà» (Massimo Locatelli).
ore 19.00 Il segno del comando di Daniele D’Anza (1971, 60′) prima puntata
ESP di Daniele D’Anza (1973, 60′) prima puntata
«Il segno del comando di Daniele D’Anza (1971) è letteralmente saturo di elementi parapsicologici, come segni profetici, reincarnazione e spiritismo: la popolarità della serie incoraggerà la Rai a sfruttare ulteriormente il tema metapsichico, ad esempio in ESP di D’Anza (1973) – basato sulla vita del sensitivo olandese Gérard Croiset – e in Ritratto di donna velata di Flaminio Bollini (1975)» (Fabio Camilletti).
ore 21.00 Il profumo della signora in nero di Francesco Barilli (1974, 103′)
«Vede la presenza di fenomeni come telepatia, psicoscopia – l’abilità, cioè, di ricostruire la storia di un oggetto toccandolo – e magia nera» (Fabio Camilletti).
martedì 26
ore 17.00 Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi (1976, 120′)
«In Cadaveri eccellenti la Sicilia è pienamente metafora: mai nominata, contaminata a livello di set con pezzi di Napoli, Lecce o Roma, ma chiaramente riconoscibile, è il fondale di un teatro in cui il potere è un’entità pervasiva e gli eroi sono sempre più soli. Gli intrighi del potere, suggerisce una scena, sono come le ombre proiettate su un muro. L’apologo non riguarda Palermo, ma Roma; non la mafia, ma il compromesso storico» (Emiliano Morreale).
ore 19.15 Corruzione al palazzo di giustizia di Marcello Aliprandi (1975, 109′)
«È addirittura un’attualizzazione del dramma di Ugo Betti (1944) messo in scena come se fosse un antenato di Sciascia. In quest’ultimo caso siamo, per così dire, nella serie B del “cinema politico”, in un’imitazione di Damiani: e le battute del dramma sembrano quelle di un imitatore dello scrittore siciliano» (Emiliano Morreale).
mercoledì 27
ore 17.00 Io ho paura di Damiano Damiani (1977, 120′)
«Il poliziotto Volonté, scorta di un magistrato che viene ucciso, viene riassegnato a un altro giudice (Mario Adorf) che sembra rivivere il percorso fatto dal suo predecesore, quasi scena per scena, incontro per incontro. In realtà il secondo giudice è a capo di un complotto che coinvolge i servizi segreti, finché il poliziotto viene stretto in un meccanismo troppo grande» (Emiliano Morreale).
ore 19.15 Segreti di stato di Paolo Benvenuti (2003, 85′)
«Nel finale [...] dopo una minuziosissima inchiest sulla strage di Portella, tra balistica e politica internazionale, troviamo più spiegazioni possibili, formulate in via ipotetica [...] finché il vento non scompiglia le carte sul tavolo. La dimensione politica è rimasta per il nostro cinema l’unico terreno di confronto con Sciascia: una dimensione magari “metafisica” [...], ma comunque terrena, civile. È stata trascurata, invece, la dimensione più profondamente enigmatica del poliziesco sciasciano» (Emiliano Morreale).
ore 20.45 Profondo rosso di Dario Argento (1975, 127′)
«L’esempio più sorprendente di questo continuo dialogo tra il giallo all’italiana e l’occulto è [...] Profondo rosso di Dario Argento (1975), che significativamente si apre con un congresso di parapsicologia, vede una medium (Macha Méril) e un ricercatore di metapsichica (Glauco Mauri) tra le vittime e include uno pseudobiblion dedicato a casi paranormali nel novero degli indizi [...] Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna di Amanda Righetti. Presentato come edito dalle inesistenti Sgra Edizioni di Perugia nel 1956, il libro evoca esplicitamente, nella grafica e nei caratteri, molte pubblicazioni coeve» (Fabio Camilletti).

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