THE MAYFAIR CONNECTION
di Roberta Bosco
Finalmente. C’era bisogno di aria nuova, di un giovane scrittore che gioca le sue carte sul racconto puro, sulle emozioni e i piccoli-grandi cambiamenti piuttosto che sulle provocazioni, sulle scelte -narrative e stilistiche- drastiche. In questo caso, poi, la novità è ancora più grande e meglio accetta visto che il giovane scrittore risulta essere una giovane scrittrice. Roberta Bosco, classe ‘77, apolide per vocazione momentaneamente intrappolata nelle campagne del nord Italia, costruisce un piccolo e delicato spaccato di vita quotidiana, un tenero abbozzo di crescita esistenziale, della durata di un giorno compreso tra due diversissime albe. Apolide, si diceva, come i tre giovani protagonisti di “The Mayfair Connection”. Saul, Maddy e Len non hanno cittadinanza, non hanno un riferimento geografico e socio-culturale in cui muoversi, con cui poter interagire. Ci sono soltanto le loro emozioni e paure, le loro debolezze e idiosincrasie, i loro desideri e le loro aspettative a creare gli spazi entro cui sviluppare la propria vita, entro cui farla progredire. Un non-spazio, dunque, una città che è nessun luogo e allo stesso tempo ogni luogo del mondo, una città-prototipo, quasi utopica, forse una città addirittura sognata dai ragazzi, e non solo da quelli della storia raccontata, in cui è facile trovare luoghi di ritrovo a misura di giovane (in netto contrasto con i circoli arci di cui l’autrice ha diretta esperienza), in cui è possibile, appena maggiorenni, lavorare per case editrici e in cui, in definitiva, è possibile crescere creandosi e vivendo le proprie possibilità.
Quindi non sarebbe assurdo definirlo anche un romanzo politico, dove per politico non si vuole assolutamente intendere una contrapposizione sinistra-destra, o qualsiasi altra barricata che mette faccia a faccia e separa due opposte fazioni. Invece, e qui sta la grande forza di questo racconto e la bravura di Roberta Bosco, ci troviamo di fronte a un ritratto di “quello che dovrebbe essere” la descrizione di un mondo non solo possibile ma addirittura necessario per quelli che nei talk show vengono definiti “i giovani d’oggi” e, soprattutto, ci troviamo di fronte a una descrizione di quello che i suddetti giovani dovrebbero e potrebbero essere, sentire, esprimere e vivere.
Ma questo è un libro anche da sentire, da ascoltare. I numerosi riferimenti musicali non svolgono la funzione di semplice notizia, non hanno un compito di descrizione passiva, non sono soltanto esternazione dei gusti musicali dell’autrice. Anzi, il loro è un ruolo di descrizione attiva, di colonna sonora che contribuisce a dare forza a particolari momenti rendendoli cinematografici, dei piccoli quadri multisensoriali che esigono una immediata trasposizione sul grande schermo, che esigono rispetto e amore da parte del lettore perché di rispetto e amore li ha riempiti Roberta Bosco.
Una giornata di 150 pagine, un piccolo lungo viaggio alla ricerca di se stessi, della propria luminosa verità come fosse una gemma preziosa, uno scrigno del tesoro da cercare e conquistare. E quanto è appagante, arrivati alla parola fine, vedere l’oro luccicare.Daniele Punteri
Roberta Bosco nasce a Monselice nel 1977. Adolescente partecipa a vari laboratori teatrali e suona in alcune band emergenti e nel ’96 si trasferisce in Inghilterra, dove frequenta il corso di “performing arts”. In Italia scrive e interpreta “Cupido” e “Cogito”, lavora per un’azienda serigrafica e successivamente come scenografa in Tunisia, Spagna e Milano. Attualmente collabora con alcune associazioni culturali e riviste letterarie. Si esibisce con un gruppo jazz recitando testi inediti.
Prezzo: € 13,50
Dati: Dicembre 2008 188 pp.
ISBN 978-88-96105-17-7
Testo vincitore del I°Concorso
“Sabina Spazi della Creazione”
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